Affascinato dalla cultura e dalla spontaneità del nostro Paese, Ferzan Ozpetek ha costruito qui la sua carriera, che oggi conta una decina di film dove sono protagoniste le relazioni sentimentali e familiari
Nel 1976 a Roma si vive la fase di massimo fervore culturale e politico. Qui, a 17 anni, si trasferisce Ferzan Ozpetek, con la promessa ai genitori di trascorrerci un solo anno, dopo il quale rientrare in Turchia e dedicarsi alla formazione auspicata dalla famiglia. Ma «se uno fa sempre quello che gli dicono gli altri non vale la pena di vivere» (dice Ilaria Occhini-la nonna nel film Mine vaganti) e il giovane Ferzan ne è già consapevole.
Non ritorna in Turchia e per giunta a Roma si iscrive prima all’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico, poi alla Facoltà di lettere della Sapienza. Affascinato da Roma, città dai mille volti, e dal buon umore dei suoi abitanti, Ferzan non si lascia intimidire dai genitori, i quali gli tagliano i fondi per convincerlo a ritornare a casa.
Studia cinema e letteratura, lavora come corniciaio e spesso dipinge i volti allegri dei passanti che scruta con curiosità e attenzione. Il suo amore per il cinema è un crescendo, anche se è ben consapevole di quanto sia difficile entrare in quel mondo. La sua passione diventa determinazione e per potersi inserire in tali ambienti inizia a scrivere per una rivista turca di arte, grazie alla quale ottiene accrediti per partecipare ad eventi come critico cinematografico.
Alla prima occasione che gli si presenta non esita a proporsi come aiuto regista e sarà proprio Massimo Troisi a volerlo al suo fianco. Inizia per lui la carriera cinematografica e collaborando con Marco Risi raggiunge una certa notorietà.
Nel 1997 Ferzan Ozpetek presenta il suo primo film da regista Il bagno turco – Hamam, film rivelazione, acclamato dalla critica internazionale e presentato in svariati festival nel mondo tra cui alla 50ma edizione del Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Solo due anni dopo, ritorna sul grande schermo conHarem suare (1999), film presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, al London Film Festival e al Toronto International Film Festival. La sua poetica si manifesta chiara e decisa fin dall’inizio. Romantico per alcuni versi e realista per altri, il suo sguardo si insinua negli angoli più intimi delle persone: ne coglie le aspirazioni, le paure, le debolezze, le passioni. In Le fate ignoranti (2001), film di inaudito successo che gli vale 3 Globi d’oro e 4 Nastri d’Argento, Ozpetek conferma e rafforza le tematiche a lui più care: l’amicizia, l’omosessualità, il dolore della perdita di qualcuno e la determinazione di ricominciare a vivere.
Il successo è inarrestabile, tant’è che la critica accoglie e premia con 5 David di Donatello, 4 Ciak d’Oro e 3 Globi d’Oro il suo film successivo: La finestra di fronte (2003), il cui cast vede in prima fila Giovanna Mezzogiorno, Raoul Bova, Filippo Nigro e Massimo Girotti, alla sua ultima apparizione. Ambientato a Roma, qui il regista intreccia con maestria il percorso di due vite: quello della giovane mamma frustrata da un’esistenza che concede poche soddisfazioni e il vissuto di un signore anziano che rivelerà un passato duro, con conseguenze ancora difficili da accettare.
L’ombra del passato è presente in ogni suo film: ne La finestra di fronte i flashback descrivono una Roma attanagliata dal terrore delle leggi razziali contro gli ebrei e della persecuzione da loro subite; mentre in Cuore sacro, (opera successiva, 2005, vincitrice di 1 Globo d’oro e 3 premi Flaiano), il passato rivive attraverso le stanze di un palazzo, che ancora riecheggiano la vita della sua padrona Adriana, madre di Irene, protagonista del film.
Se con Cuore sacro, Ozpetek mette da parte la tematica dell’omosessualità per focalizzarsi sull’idea di perdita e desiderio di cambiamento, nel 2007 il regista presenta il suo nuovo film, che rispetta in toto i tratti principali delle sue opere. Saturno contro, distribuito nel 2007, consolida la fama del cineasta turco, ottenendo 4 Ciak d’Oro, 5 Globi d’Oro, 4 Nastri d’Argento e un David di Donatello. Questa storia ripropone al pubblico i suoi temi classici: la perdita di una persona cara, il tradimento, la forza dell’amicizia e marginalmente i legami omosessuali. Il 2008 è un anno significativo per Ferzan Ozpetek, che realizza la prima opera di cui non ha scritto la sceneggiatura. Un giorno perfetto, trasposizione dell’omonimo romanzo di Melania Gaia Mazzucco viene presentato anche alla 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, schierando la critica su più fronti. Ma il vero cambiamento avviene quando Ozpetek riappare con il film Mine vaganti.
Non solo si allontana dalla città che per anni ha rappresentato il suo set a cielo aperto, ma il regista dà un taglio netto ai toni cupi e le atmosfere tristi delle sue opere precedenti. Si sposta nel sud, nel Salento, per raccontare con colori accesi e ironia incalzante il dramma di una famiglia tradizionalista che non riesce ad accettare l’omosessualità di uno dei due figli. Scene tragicomiche in cui traspare una mentalità borghese, conservatrice e provinciale da contrapporre alla saggezza e triste rassegnazione di una donna, la nonna, libera da pregiudizi e posta ad osservare le leggi “non scritte” di una comunità del sud Italia.
Nel 2012, Ferzan Ozpetek ritorna nella capitale con Magnifica presenza. Film che ha ottenuto numerose candidature ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, si presenta in maniera insolita e diversa. Il regista rispetta il filone tragicomico intrapreso con l’opera precedente, anche se questa volta vi inserisce un tocco di mistero.
Il protagonista, interpretato da Elio Germano, ricerca nella sua solitudine un modo per concretizzare i suoi sogni e superare le difficoltà. Anche qui, Ozpetek riflette sul tema dell’omosessualità e incrocia la vita piuttosto normale del ragazzo con un gruppo di attori- fantasmi. Il passato e il presente ritornano ad intrecciarsi, proprio come ne La finestra di fronte, e il ragazzo con l’aiuto di queste strane entità effettuerà un percorso di crescita personale e artistico. Ozpetek è nel frattempo tornato nel salento per girare il suo prossimo film: Allacciate le cinture, con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Francesco Scianna e Carolina Crescentini, in cui si parlerà di amore eterosessuale e delle sue trasformazioni nel tempo.
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